Questo ovviamente vale anche per gli allenatori.
Il nostro Paese è ormai pieno di allenatori che spendono tempo, energie e denaro per seguire corsi tecnici, per dedicarsi ad abbonamenti mensili di tecnica-tattica e metodologia, per riempire di continuo il “proprio hardware” di contenuti e nozioni “teoriche”.
Per tua fortuna, sono ancora pochi quei Mister che vogliono distinguersi dalla massa e decidono di investire tempo, energie e denaro per “aggiornare i propri software”, per sviluppare quelle abilità umane, relazionali, ed emozionali che, oggi più che mai, fanno la vera differenza nella vita pratica e nei diversi contesti (con i giocatori, genitori, collaboratori, tifosi).
Avere la conoscenza non vuol dire avere la competenza!
Ci sono tantissimi allenatori che sono pieni di “conoscenze tecniche”, ma lasciano poi a desiderare per quanto riguarda la comunicazione, la gestione dei propri stati d’animo, il guidare con l’esempio, il saper entrare “nella testa” dei propri giocatori.
E per di più sono quelli che poi si lamentano del fatto che i giocatori non vanno, che non esprimono tutte le loro potenzialità, non hanno fiducia in se stessi, non fanno gruppo…
Oppure che risentono troppo dell’invadenza e delle pressioni dei genitori, del mondo esterno!
Sono pochi, pochissimi quegli allenatori che realmente “incidono” e che sono “di successo” nella propria realtà sportiva: alcuni di loro agiscono e si muovono in maniera molto naturale e istintiva, si affidano all’esperienza e all’occhiometro.
Altri vanno letteralmente “a caso”, “per prove ed errori”, consapevoli (o forse no) del fatto che riescono a impattare su alcuni.
Ma non su tutti.